Abbiamo visto che, come Caritas cremonese, siamo sostenuti da diversi volontari sparsi tra le parrocchie della Diocesi di Cremona. Persone che decidono di donarsi a famiglie che si trovano in situazioni di fragilità attraverso l’ascolto attivo e la raccolta e distribuzione di beni di prima necessità, riscoprendo i valori cristiani della gratuità e della solidarietà. Finora, abbiamo scoperto i volti delle Caritas territoriali di Vescovato, di Viadana e della Parrocchia San Bernardo di Cremona (leggi qui). Il nostro viaggio termina con Castelleone e Caravaggio.
Castelleone
“Siamo un gruppo di 18 volontari. Ognuno di noi ha un proprio percorso di vita, una propria famiglia, un proprio curriculum lavorativo, ma tutti condividiamo il desiderio di fare qualcosa che abbia impatto positivo nella vita degli altri.”
I volontari si dividono nelle attività riguardanti il Centro d’Ascolto e la Caritas vera e propria che si occupa di distribuire pacchi alimentari (almeno 2 volte al mese) e indumenti (almeno 1 volta al mese). L’aiuto parte dal Centro d’Ascolto e se necessario continua poi instaurando una relazione continuativa o momentanea con Caritas. Il ruolo dei volontari consiste nell’incontrare le persone in situazioni di necessità, eseguire la valutazione delle richieste e decidere se intervenire e con quale modalità. Inoltre, grazie agli accordi in loco con alcune realtà (farmacia, piccolo supermercato, cartoleria e negozio di ottica) si riescono a soddisfare subito i bisogni materiali.
“Cerchiamo di essere punti di riferimento veri e credibili, cogliendo gli aspetti più delicati e intimi con grande rispetto delle persone con cui ci confrontiamo, che vivono in un contesto di costante difficoltà e incertezza. – sono le parole dei volontari – Si devono avere ‘occhi per vedere e orecchie per ascoltare’ la realtà, la vita delle persone. Ascoltare non è solo sentire le parole. Bisogna entrare in quelle parole, entrare in chi sta parlando, in quel viso, in quegli occhi, quindi in quella vita. Senza far prevalere l’egoismo, la presunzione e il pregiudizio.“
Caravaggio
“La Casa della carità di Caravaggio è prima di tutto un luogo di accoglienza, di ascolto e di cura delle relazioni interpersonali. La nostra azione parte dalla prossimità al bisogno, soprattutto dei più deboli, passa attraverso la cura della persona disagiata e cerca di seminare una cultura della solidarietà.”
Gli oltre 50 volontari presenti a Caravaggio si occupano di diversi servizi. Primo fra tutti, il Centro d’Ascolto, perché Ascoltare è il primo passo per entrare in relazione ed esprime capacità di condivisione della vita che viene raccontata. “È in questo spazio, – dice Daniela – una stanza arredata per scelta in modo semplice ma accogliente, che ci si guarda negli occhi, ci si parla, ci si ascolta l’un l’altro.” Poi, ci sono i volontari addetti al servizio Alimenti e Guardaroba per la distribuzione dei beni di prima necessità.
Prima della pandemia, durante il periodo scolastico, un gruppo delle scuole elementari si ritrovava, dopo la scuola, per fare i compiti con i volontari del servizio Doposcuola. Persone che credono nell’importanza dell’educazione e che il bene derivi dal bene. Ci raccontava una volontaria: “Oggi una ragazzina di 14 anni, che fin dalla prima elementare è stata accolta alla Casa della Carità per essere sostenuta nel suo percorso scolastico, si è resa disponibile ad accompagnare e a fare da interprete ad una sua connazionale con importanti problemi”. Oltre ai bambini più piccoli, anche le donne adulte: “offriamo l’opportunità di frequentare un Corso di italiano. L’integrazione passa attraverso la possibilità di comunicare per potersi conoscere e apprezzare vicendevolmente”, racconta Roberto, referente della Caritas di Caravaggio.
Poi, c’è il servizio Salute, di cui ha iniziato ad occuparsi la dottoressa Camilla Colpani: “nelle varie circostanze della vita cerco i segni che il Signore mi prepara a vivere e li vivo come occasione per prendermi cura di Lui.”
Infine, sono tanti anche i progetti pensati e realizzati. Tra questi, il progetto “Borse Lavoro”, che considera il lavoro come l’arma di riscatto personale e la chiave di volta per sistemare le difficoltà economiche in cui tante famiglie versano (di cui abbiamo parlato qui).