Anche noi eravamo presenti tra le 173 Caritas diocesane di tutta Italia al 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Il Convegno dal titolo “Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni” si è tenuto a Salerno dal 17 al 20 aprile. L’obiettivo era il confronto e la riflessione sulle “tre vie” consegnate alla Caritas da Papa Francesco: “partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività”.
In rappresentanza della Caritas cremonese erano presenti il direttore, Don Pier Codazzi e due operatori, Alessio Antonioli e Andrea Cariani. Per Andrea era il secondo convegno nazionale, ma il primo come effettivo dipendente Caritas. Per l’occasione, abbiamo scambiato due chiacchiere con lui per farci raccontare com’è andata e cosa si porta a casa da questi 4 giorni.
“Il tema della rete e delle relazioni è stato centrale ed è anche quello a cui ero più sensibile”. Gli interventi si sono concentrati sul passaggio da collaborazione a comunione. “È fondamentale un lavoro insieme che vada oltre la collaborazione operativa. Ci hanno detto quanto sia prezioso uscire dall’ottica del fare il bene per entrare in quella del voler bene”, ci racconta Andrea. “L’approccio iniziale – continua – vede il centro contrapposto alla periferia, un dualismo inconciliabile. Ma questa prospettiva, in realtà, dipende da come ti poni. Anche ogni periferia ha il suo centro e la sua periferia.“
Il Convegno è anche un modo per uscire dall’area cremonese e confrontarsi con altre realtà diocesane. In particolare, Caritas, in questi anni, si sta concentrando sui giovani e ha fortemente chiesto e voluto la partecipazione di collaboratori under30. “Per noi giovani la prima sera è stato organizzato un momento di festa per sciogliere la tensione. I momenti liberi dei giorni successivi sono stati importanti per intessere relazioni e confrontarsi con altri”, continua Andrea. Anche il presentatore degli interventi era un ragazzo. “È stato molto bravo e lui prima di tutti è la testimonianza dell’apporto che i giovani possono dare”, aggiunge l’operatore.
Quattro giorni, quindi, in cui la relazione è stata la chiave di lettura di tutti i momenti condivisi. “Ho conosciuto persone molto diverse, ma motivate dal mio stesso spirito. Secondo me, il fatto di essere tutti distinti, con idee discostanti è una cosa sana, che fa bene a Caritas. E proprio dalla cura della comunità deve partire il nostro lavoro per sviluppare progetti anche sul nostro territorio. La sfida è questo prendersi cura di tutti in quanto comunità“, continua Andrea.
Tutti i materiali (foto, video, audio, testi) del Convegno sul sito di Caritas Italiana