“Ci siamo affezionate ai bambini, all’ambiente e all’idea di fare del bene”. Sono queste le motivazioni che hanno spinto Gloria e Simona, madre e figlia, a diventare volontarie al nido dell’opera segno di Caritas cremonese, la Comunità di San Francesco. La struttura nasce in un cascinale di Marzalengo e accoglie donne tossicodipendenti durante il loro percorso di recupero, tra le quali sono presenti anche mamme con bambini. All’interno, vive e opera una comunità di religiose Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda affiancate da personale qualificato e volontari.
Gloria vive in un paese accanto a Marzalengo e come esperienza di stage in collaborazione con la scuola decide di rivolgersi alla Comunità di San Francesco. Inizia così la sua esperienza come assistente alle educatrici durante le attività dei bambini del nido. “Sono andata a Marzalengo perché era un’esperienza che volevo provare, in cui credevo. Conoscevo la realtà perché vicina a casa”, racconta Gloria. Durante gli ultimi giorni di tirocinio, le hanno preparato una “festa”, alla quale ha partecipato anche sua madre, Simona. “Ho iniziato ad andare in comunità durante gli ultimi giorni di stage di Gloria, in occasione anche della piccola festa. Mi sono affezionata anch’io ai bambini e all’ambiente.”
Ora, frequentano la struttura per circa due pomeriggi a settimana come volontarie e la mattina quando serve una mano. “La mattina vado a scuola, quindi io riesco a passare solo nel pomeriggio, mentre mia mamma cerca di aiutare anche la mattina quando può servire. Durante lo stage andavo per tre mattine e due pomeriggi”, aggiunge Gloria.
Attualmente, sono presenti 15 bambini, di cui 13 in età da nido che vengono seguiti dalle volontarie in sinergia con le educatrici. La Comunità è un grande insieme di legami. “Quando ho iniziato, non pensavo di instaurare un rapporto anche con le donne ospiti e le educatrici. – racconta la figlia – Invece, è una relazione che va oltre il semplice aiuto al nido.” “Ormai – aggiunge Simona – facciamo parte di questa grande famiglia“.
“All’inizio pensavamo di essere noi ad aiutare loro. Stiamo scoprendo invece che l’aiuto è reciproco. Sono anche loro a fare del bene a noi”, concludono.