L’ultima volta che è venuto a trovarci è stato un anno fa. Era l’ottobre del 2024 e nel conflitto tra Israele e Hamas era appena stata coinvolta anche la missione Unifil dell’Onu . A distanza di un anno, nelle ore in cui stiamo assistendo alla realizzazione delle prime azioni del piano di pace tra Israele e Hamas, padre Damiano Puccini dell’Associazione Oui Pour La Vie, realtà che la nostra Caritas diocesana da anni sostiene, commenta la situazione in Terra Santa con le parole del cardinal Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: “Speriamo che questo sia solo l’inizio di una nuova fase in cui possiamo, poco a poco, iniziare a pensare non più alla guerra, ma a come ricostruire dopo la guerra”. Una guerra che ha avuto ovvie conseguenze anche in Libano. “Auspichiamo – dice padre Damiano – che anche da noi ci siano dei passi avanti, che cessino i bombardamenti nelle zone in cui avvengano, che si adempia al disamo di Hezbollah, che si risolva la questione palestinese e quella dei profughi siriani”. In un anno, segnali positivi ci sono stati: le elezioni del presidente della Repubblica Joseph Aoun (cristiano) e quella del Primo Ministro Nawaf Salam (sunnita) nel rispetto del criteri multiconfessionali della Repubblica parlamentare libanese.“Questa nuova stabilità – il commento di Padre Damiano – ha messo fine al baratro delle istituzioni libanesi, prima dimissionarie, ha consentito al paese in qualche modo di ripartire, ha determinato anche la possibilità di realizzare la visita del Papa in Libano, che è in programma a novembre”. Segnali di ripresa che comunque si inseriscono in una situazione ancora difficile: gli indici di povertà sono gli stessi di un anno fa, 1 bimbo su 4 (fonte Unicef) vive sotto la soglia di povertà, l’inflazione è al 200%, la fornitura pubblica di corrente elettrica è solo per due ore al giorno e ci sono oltre 2 milioni di profughi nel paese (per la maggior parte siriani).
In questo contesto, l’Associazione Oui Pour La Vie continua la sua missione. “Continuiamo a proporre a tutti – prosegue padre Damiano – un cammino di moderazione e di reciproca integrazione, chiedendo di assumere atteggiamenti improntati al dialogo, alla partecipazione ognuno del disastro degli altri. Sia chi è vincitore, sia chi è vinto, ora come 50 anni fa, si trovano nella medesima situazione di miseria. Pace vuol dire far vedere che la nostra cucina è luogo di incontro tra donne di gruppi diversi, che la nostra scuola per analfabeti è luogo di aggregazione di bambini appartenenti a famiglie con religioni diverse. Questo è un messaggio per tutti. Siamo un paese che ha il ricordo dei traumi passati ed è bello far vedere che grazie al cristianesimo, i piccoli e gli ultimi, anche se di credo differenti, possono farsi vedere insieme con il sorriso. Si tratta di un incoraggiamento per tutti”.
E allora, riprendendo le parole del cardinal Pizzaballa: “Beati i miti che erediteranno la terra”. “Nella dinamica in cui chi è perseguitato diventa persecutore, l’unica soluzione è quella di disarmare – dichiara Padre Damiano – Il compito della nostra missione è formare persone miti, sul campo, stando con le persone. Chiediamo ai poveri di rinunciare a qualcosa a favore dei gruppi nemici per vincere la rigidità, la rabbia, la vendetta che ci sono dentro di loro. La pace si costruisce con i mezzi di pace, non ai danni di qualcuno”.
Infine, tra le tante storie di mitezza provenienti dal Libano, padre Damiano ci tiene a ricordare la volontaria 40enne Nagham Aoun, maestra di scuola materna con due figli, scomparsa a causa di un tumore. “Fino a quando ha avuto le forze – racconta il missionario – Nagham veniva nei luoghi della missione a creare relazioni di amicizia tra bambini e genitori di tutti i gruppi. Il funerale ha reso pubblico questo lavoro che era svolto in maniera privata. Il parroco nell’omelia ha dichiarato che è stata la grazia più grande aver conosciuto Nagham e con grande meraviglia di tutti nel salone delle condoglianze sono arrivate famiglie cristiane, musulmane, siriane. Tutte insieme ricordavano bene ricevuto. Queste sono circostanze locali e personali, ma nel nostro paese diventano significative. E’ dai Tg che aspettiamo sempre la notizia della pace, ma è sul campo che cogliamo la vera notizia di pace. Quando il bene di qualcuno diventa bene per tutti”.
E allora, il messaggio è rivolto ad ognuno di noi. “Ognuno può essere sempre operatore di pace nell’ambito in cui il signore lo chiama ad operare – conclude padre Damiano – La storia è fatta da tutti, non solo dai grandi. Questo vuol dire anche responsabilizzare i poveri. Con la pazienza e la mitezza di parole, tempo e cuore, Dio anticipa la dignità delle persone, anche nell’attesa della risoluzione geopolitica”.








