“Mi sono sentita nel posto giusto al momento giusto”. Sono le parole di Cecilia, coadiutrice di asini a La Isla de Burro, opera segno di Caritas cremonese, che progetta e organizza interventi assistiti con asini rivolti a bambini e ragazzi disabili, persone con disturbi psichici, ospiti di comunità terapeutiche e riabilitative, anziani, scuole, oratori, gruppi di vario genere, famiglie. E’ entrata a contatto con la realtà nel 2017 grazie a Chiara, coadiutrice e volontaria fin dalla nascita del progetto nell’estate 2011.

Entrambe appassionate di animali. Sono state studentesse dell’Istituto Agrario Stanga, nella stessa classe, e ora frequentano l’Università a Parma. Cecilia, dopo una Triennale in Scienze della Natura e dell’Ambiente, sta seguendo un corso Magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente, mentre Chiara frequenta la facoltà di Medicina Veterinaria.

Cosa significa essere coadiutrice di asini? “Noi siamo appassionate del mondo animale, ma ci accorgiamo che anche a chi non piace il settore, un giro alla Isla aiuta molto. Essere coadiutrice in una realtà riconosciuta a livello nazionale, significa seguire un corso specifico e solo poi iniziare l’attività: dalla gestione degli animali, alla pulizia dei recinti, all’essere presenti durante le attività con i gruppi“, spiegano le ragazze.

Chiara ha iniziato come volontaria perché amava molto i cavalli, ma scoprendo l’asino se ne è subito innamorata. “La Isla de Burro per me ha significato una crescita personale. Mi ha aiutata, nell’adolescenza e non solo, ad acquisire sicurezza in me stessa“, racconta.

A La Isla de Burro il tempo si ferma. “Gli asini ci insegnano ad assaporare i piccoli dettagli e immergersi nel presente. Per un giorno, ci allontaniamo dalla vita frenetica che la società di oggi ci impone. Rallentando i ritmi, si ritrova la calma e ci si ferma ad osservare ciò che ci circonda”, aggiunge la ragazza.

Durante le attività con i gruppi, i coadiutori si occupano di mediare la relazione tra uomo e animale. Quindi, controllano che l’animale stia bene, non raggiunga uno stato di stress e non subisca pressioni. “Come coadiutrici non possiamo avere un asino preferito, però qualcuno di speciale c’è: per me è Furio, perché ha un carattere molto compatibile con il mio“, ci dice Cecilia. “L’asino Totò ha saputo dimostrarmi molto affetto, pur facendomi capire gli errori che facevo con lui”, aggiunge Chiara.

Gli asini dimostrano empatia, tanto da sembrare loro i maestri. “L’anno scorso ho perso mia nonna. Il giorno dopo non ero in forma e gli asini l’hanno capito. – continua Cecilia Sono abituati a vederci, quindi è raro che molti si avvicinino nello stesso momento, come per circondarci. Quel giorno è andata così. Sembrava proprio che avessero capito il mio stato d’animo e fosse il loro modo di farmi sentire la vicinanza.”

Anche Chiara conferma. “Durante un’attività con i ragazzi con problemi neuropsichiatrici, uno del gruppo ha avuto un momento di crisi. Lo abbiamo accompagnato all’interno del recinto e, anche in questo caso, tutti gli asini lo hanno circondato. Il ragazzo si è sentito accolto ed è riuscito a calmarsi.”