L’esperienza di Sandro Zorzi, “medico missionario” a Cremona ai tempi del covid, ospitato dalla nostra Caritas dentro il progetto “Il contagio della speranza della Usaid.

Sandro Zorzi ha 38 anni, è di Padova ed è medico anestesista rianimatore, “un medico missionario”, precisa. Nel 2010, fresco di laurea, è partito per il Ciad con i missionari comboniani e da quel momento, con una pausa per prendere la specializzazione in anestesia e rianimazione, ha girato il mondo in contesti di guerra o di emergenza umanitaria.

E’ stato nella striscia di Gaza, ad Haiti, in Burundi, in Sudan, solo per citare alcune sue destinazioni. A marzo di quest’anno è tornato da un’esperienza in Iraq e si è fermato in Italia. “Era il 4 marzo – ricorda – e ho visto in televisione un servizio sulla situazione drammatica dell’ospedale di Cremona. Quelle immagini mi hanno molto destabilizzato perché ho sempre considerato il mio paese come sicuro rispetto alle emergenze sanitarie. A Cremona cercavano anestesisti e ho deciso di dare la mia disponibilità. Sono stato preso e ad aprile mi sono trasferito…”. In quel periodo così duro, fatto anche di diffidenza da parte di molti ad affittare appartamenti a personale sanitario direttamente a contatto con il virus, Sandro ha trovato sistemazione presso la Caritas di Cremona. “Mi ha dato il contatto l’ospedale. Mi ha detto che la Caritas ospitava i medici arrivati da altre città…”. Sandro ha alloggiato gratuitamente alla Caritas per sei mesi, all’interno del progetto diocesano “Io avrò cura di te” sostenuto da fine maggio dall’iniziativa “Il contagio della speranza” della Usaid, coordinata da Crs e Caritas Ambrosiana. “Ho trovato persone disponibili con cui parlare e confrontarmi e in quel periodo anche dal punto di vista psicologico per me è stato fondamentale. Ho trovato un contesto non estraneo alla mia esperienza, direi familiare”, racconta. Durante questo periodo Sandro, come volontario, ha prestato consulenza sanitaria presso la Casa dell’Accoglienza e presso l’ambulatorio medico di Caritas. Ora alloggia in un appartamento in città, ma ha mantenuti con Caritas contatti e attività di volontariato. “Vado ancora a trovarli – dice – è nato un rapporto di amicizia. E poi l’attività in ambulatorio che ancora svolgo lì mi permette di staccare…”.

“Nelle mie esperienze all’estero – continua Sandro – ho vissuto situazioni più gravi. Qui però i pazienti sono italiani. Non c’è quella barriera linguistico e culturale che protegge i sanitari in contesti drammatici. Sono più coinvolto, è tutto più pesante…E soprattutto non è finita. Ne siamo appena usciti e stiamo già ricominciando…”.

Sandro ha un contratto con l’ospedale di Cremona fino ad aprile del 2021. “Poi non so cosa farò – racconta – Il covid ha cambiato le mie prospettive. Dovevo partire per il Camerun, ma adesso penso che mi fermerò un po’ qua in Italia”. E conclude: “Voglio ringraziare Usaid, Crs e Caritas per la possibilità che mi hanno dato. In un periodo così difficile, mi hanno fatto sentire a casa”.