Concluse le esperienze di volontariato del progetto Cose Belle in sinergia con la Diocesi di Cremona e associazioni e realtà del territorio, continua il nostro racconto attraverso le testimonianze dei nostri volontari. È il momento dei ragazzi che hanno vissuto esperienze fuori dall’Italia: in Serbia e a Lourdes.

Il progetto Cose Belle è realizzato anche attraverso il contributo dell’8×1000.

Drum Bun e Caritas Bergamo in Serbia: “Partiti per fare ‘con’ e non ‘per'”

Eugenio ha 28 anni ed è uno studente di Giurisprudenza. Fa parte dell’Associazione Drum Bun dal 2017, quando per la prima volta è partito per l’Albania. “Le ragioni che mi hanno spinto a partire sono due. La prima è che la Serbia è protagonista di una storia troppo recente per essere trattata sui libri di storia, ma allo stesso tempo troppo lontana per essere stata vissuta pienamente dai ragazzi della mia età. La seconda è la voglia di rivivere le sensazioni provate nei viaggi precedenti con la Drum Bun”, racconta. Chiara di anni ne ha 30 e vive da sempre nel sociale. Lavora proprio come Assistente Sociale ed è legata a persone conosciute nell’ambito dell’Oratorio. Proprio grazie a questi amici e alla collaborazione con Don Pier Codazzi, direttore della nostra Caritas, ha deciso di partire con la Drum Bun. “La proposta è arrivata in un momento propizio della mia vita, quando si cercano risposte, quando sai di poter donare qualcosa e hai quella fiamma che ti spinge a superare i tuoi limiti e i tuoi confini”, dice. Eugenio e Chiara, insieme ad altri 7 ragazzi di Cremona, ad agosto, hanno aiutato e sostenuto le persone con fragilità fisiche e mentali seguite dalle Caritas di Sabac e Valjevo. Lo hanno fatto insieme ad un gruppo di giovani di Young Caritas della Caritas di Bergamo, una sinergia nuova costruita prima di partire e consolidata durante l’esperienza.

“Poter trascorrere 10 giorni con ragazzi che condividono con te valori come volontariato, cura dell’altro e attenzione alle relazioni, ti arricchisce e ti mette alla prova. L’affiatamento del gruppo è stato un fondamentale punto di forza ed è stato possibile grazie ai diversi incontri di formazione pre-partenza”, commenta Eugenio.

L’idea, alla partenza, era quella di creare un aggancio e aprire un dialogo con il territorio serbo da portare avanti nel tempo. “Il terreno che abbiamo trovato sembra fertile e propenso ad accogliere una futura collaborazione. Sta quindi nascendo uno spazio per poter lasciare alla comunità un punto di riferimento”, è il pensiero di Chiara.

“In un momento di riflessione, a partire dalla frase ‘Quando la vita ti offre limoni, fai una limonata’ abbiamo discusso sull’importanza di non abbattersi, di resistere e non mollare anche davanti ai problemi che sembrano insormontabili e di gioire dei piccoli successi perché sono fondamentali per il raggiungimento del traguardo finale”, conclude Eugenio.

Con l’UNITALSI a Lourdes. “Giovani e disabili non sono ‘quelli che non…'”

Francesca ha 44 anni. Laureata in Psicologia, lavora per il Settore Cultura del Comune di Cremona come ricercatrice. È affetta da Tetraparesi Spastica fin dalla nascita e dal 2006 va a Lourdes con l’UNITALSI, l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari internazionali, sede di Cremona. “Lourdes ha segnato la mia vita e la sta tuttora disegnando, come un filo rosso. I pellegrinaggi conducono a sperimentare personalmente quanto tutti, con o senza deficit conclamati, siano oggetto della sovrabbondante Misericordia Divina che modella costantemente l’intera esistenza di ognuno”, commenta. Francesca è partita ad agosto con un gruppo di 80 persone della Diocesi di Cremona: tra loro persone con fragilità, anziani, disabili o ammalati, e volontari accompagnatori, di cui professionisti sanitari e socio-sanitari, ma anche adulti e giovani che si sono messi al servizio.

Tra i giovani volontari c’era Lorenzo che ha 16 anni e frequenta il Liceo Scientifico Aselli di Cremona. Il suo compito nel pellegrinaggio era prendersi cura e assistere le persone più bisognose del gruppo. “Ogni giorno si trasportava uno degli ammalati verso il Santuario e iniziava l’esperienza conoscitiva”, racconta. “Il prendersi cura si è palesato anche nei volti, affaticati, ma sempre sorridenti e cordiali, dei Barellieri e delle Dame, fra cui spiccano i numerosi giovani”, commenta Francesca. “Un po’ come nei confronti dei disabili, alcuni parlano dei giovani come ‘quelli che non’, ma Lourdes 2024, in particolare, smentisce queste concezioni largamente diffuse, purtroppo”, aggiunge.

“Ciò che mi è rimasto impresso sono le camminate che si facevano quando si usciva dall’hotel assieme all’ammalato. Ci si poteva conoscere di più e scherzare. Un’esperienza che rifarei e che consiglierei a chiunque di provare”, conclude Lorenzo.